fiume

fiume
fiume della vita

venerdì 30 dicembre 2016

...E QUATTRO ERANO LE TENDE


 L







Una nota introduttiva. Non amo le feste di chiusura d'anno e similmente obbligate, tranne per qualche eccezione. Inconsciamente mi si alza il Sant'Efisio   per ogni obbligo di formatura, forse, perche in tempi successivi ho sempre associato quel tipo di festeggiamento come a un lavoro supplementare, a della confusione, a del chiassoso, e senza gratificazioni per ogni fatica, se non la schiena a pezzi, il lumino che sta sparendo dagli occhi.  Eppure all'archivio della memoria non si sono cancellate date, coincidenze, la precisione di certi dettagli, lo stato d'anima prima e nel mezzo, i colori, le sequenze come le scene di un teatro o filmato ecc. Se poi si ripetono nel tempo, allora mi portano a meditare e a scavare nel profondo.   Come quell'ultimo giorno dell'anno del mio secondo anno di insediamento a Roma ( borsista all'Accademia di S. Cecilia nel Corso di Perfezionamento, onorata di avere tra gli insegnanti anche Orazio Costa e la Govoni  ad arte scenica).  L'allora giovanissimo ufficiale, un rampollo della borghesia romana si era dato un gran daffare per trascinare me al primo brindisi del nuovo anno al Le Grand Hotel, quello che ha sede in via V. E. Orlando. Imbronciata come una regina offesa, ma che regala preziosa concessione, feci il mio ingresso in quel palazzo reale, tutto specchi, stucchi umbertini e scintillanti lampadari. Frastornata dall'incantesimo cominciai a vibrare come una lampada in procinto di scoppiare, pensando che, forse, sarei sfuggita al peso che mi portavo dentro, dimenticandosi almeno per un poco, e che la cosa più eccitante forse sarebbe persino potuta accadere.  Freneticamente ho anche sperato che avrei potuto dimenticarne la svogliatezza, la grazia del  concesso, e  la noia a seguito, così ne ho accettato il partecipato. Come folgorata mi sono  bloccata davanti a un'arpa situata nel Gran Bar e attorniata da divanetti capitonné tutti oro e velluti azzurrini, sentendo dentro e fuori la Belle Epoque. Con una spinta impercettibile al gomito sinistro, l'ufficiale mi fece segno di guardare su dove svettavano le volte affrescate, affiancato dalle monumentali colonne viola. Eravamo nel salone delle feste.  Dimenticato l'ingombro del dolore che mi portavo dentro,  fece grazia del trionfo, al giovane accompagnatore che nel frattempo si era defilato per sfidare come un arciere che sfida il sole per diventare a sua volta girasole, e colibrì in testa, per essere riuscito a rubare il fuoco dell'immortalità vincendo tutte le prove, tutti i premi, insieme a una bottiglia di "Adornetto", quel raro vino che produce la minuscola pianta di vite sul retro del palazzo e offrendosi danzando come un serpente sotto le luci dei lampadari.  E' vero che per trovarmi ci mise pazienza e febbre a impegnato di dura resistenza, già ché io mi ero nascosta "dentro" una di quelle quattro tende,  a piangere come un rubinetto rotto e senza idraulico che potesse aggiustarlo. Dopo quattro mesi partii per New York dove restai per quattro mesi. Dopo quattro anni ho sposato il padre dei miei figli.  Il numero civico Otto le quattro Case importanti dove ho dimorato.  Otto il mio numero destinale. Ciclicità. Costanti. Multipli. Un poco di scienza quantistica o ancora un insolubile Karma. A volte mi viene da pensare su certi dati periodici di un non bene  qualificato volto che si chiama Destino nei suoi precisi colpi di fucile, e come allora mi domando, con ben poche risposte, se non che, la "navigazione" è sempre fatta di "buon vento", di abilità nell'intuire i cambi di vento con molto anticipo, e qualche buon Protettore durante tutta la traversata. Ma questo è anche il prezzo di chi "sceglie" la vita con tutti i suoi fremiti misteriosi e stuzzicano al l'ascolto, l'audacia insita nella naturale predisposizione, le incognite vissuto a Sfida, le insidie presentata per vincerla, la magia di un oracolo interiore come guidato, e non la finestra di una comoda casa tranquilla, e consolidate colazioni brontosauri, solo per abitudine  al certo dei divani su sbadigli non camuffati dal l'ipocrita convenzione, e la manovella sul l'oggetto che regola il cambio dei canali della TV fatta padrone su assicurativa sonnolenza ritrovata al l'indomani. 

 Mirka






Marcia Radeztky  (Johann Strauss)



lunedì 26 dicembre 2016

AL CORO DELL'AMATA TERRA RUSSIA

No! 
Non coi versi! 
Piuttosto farò un nodo alla lingua che mettermi a discutere  

Oggi non in tedesco  non russo non turco io   in persona scorticando il vivente  divoro la carne del Mondo 
 non Solleverò il viso deformato dall 'angoscia! 
fra tutti il più maledetto  
la fronte picchierò nel pentimento fino a che non si spaccherà  
No,
 non la scaltra invenzione di un condannato! 
 Se dal patibolo non raccoglierò le membra dilaniate  
non importa
 io ho versato tutto me stesso 
il solo degno di prendere parte ai giorni nuovi.

 Gli uomini nasceranno, 
uomini veri, migliori e più pietosi di Dio stesso. 


Vladimir Majakovskij (Guerra e Universo)


 "Russian Folk Song (Red Army Choir)



domenica 25 dicembre 2016

RICONOSCIMENTO







Ha faglie di vento il silenzio, a volte.    
Che sia lì dove s' incontra l'onda di un bacio     
il fremito di pelle stropicciata  
  la voce dei morti che s' impara a riconoscere
 dal pieno di quel fiume dove navigarono comparse, 
primi attori, una occultata regia disegnata al volto
l'onnipresente naso di Pinocchio, 
un poco di gravità dentro una piega nel mezzo della fronte
 spianata da una carezza forse di invisibili mani
 fruttato di virtù in presagio di caduta 
e pronta a proteggere nel l'abbraccio che trattiene?



Mirka"Zorba  


"Il bacio"  (Giovanni Allevi)



giovedì 22 dicembre 2016

POCO PRIMA DI NATALE...UN GIORNO





Una stanza quadrata.   Una finestra nel mezzo di una parete.   Al l'angolo della parete centrale un albero con tante palle di vetro colorate.   Un gatto fra i piedi.   Una donna con le mani formato farina e il suo andirivieni pari al battere di un orologio regolato a perfezione.   Un grosso tagliere pieno di tortellini dolci ai vari sapori ( al savor nel dialetto emiliano)   le bollicine del l'olio saltellanti odori di allegria.   Profumi buoni dentro e fuori casa.    Un homo che si frega le mani e non si comprende se per scaldarsi o per la gioia delle feste in arrivo.    Un disco di plastica comprato  insieme al giornale virante Vita dentro una valigetta gialla.   Nel l'aria una canzone cubana Siboney  nel mentre  una ragazzina di dodici anni in vacanza scuola dal collegio, preda di incantamenti ipnotizzato  aveva gli occhi su le magistrali lezioni di astronomia recitate da  quel l'Homo che poco prima si sfregava le mani, senza capirci nulla.      La Donna con le mani formato farina, con la stessa a sostenerne la schiena all'altezza dei reni, ma col volto raggiante come la prima stella quando spunta in cielo.     Un ricordo nitido, bello e pulito di una famiglia che, senza appartenere all'alta aristocrazia, di Aristocratico aveva in assoluto la Onestà, il Cuore, l'umanità d'accoglienza che unisce le " briciole della fiammata"  facendone  un grande falò e trasmesso agli occhi e al basso delle scarpe usciti dal più profondo sentimento seminato dal giocato della felicità transitante sul liscio dei binari. 


   Mirka"Zorba





  "SIBONEY"  (Ernesto Lecuona)














mercoledì 21 dicembre 2016

ATTESA



Se la strada è un Compimento di una meta tutta da scoprire,  l'attesa della Speranza ne sono i passi.  La spinta, gli aneliti, le ispirazione.  Una  Scienza del cuore per raggiungerla senza astuzie se non lo sgranato al telaio di attentissima vigilanza.   Nel l'improvviso di un galoppo che giunge da lontano.    Nel mistero intelligibile  che si rivela come una lingua madre che chiama  senza far chiasso  o  nella risata di  una Brunilde che si cattura al l'aria, nel vortice del l'istante che ogni altro suono travolge e unica fa la direzione.  In fondo la vita non è che un'attesa.  Un Epifania stanca che tutto si porta via.   L'eterna cura che si persegue verso un Sogno o a un incontro  di un inaccessibile Ideale.

 Mirka"Zorba 



  "SOMEWHERE"  (West Side Story  L. Berstein)








giovedì 15 dicembre 2016

LA BIMBA






Non ebbe mai la risata facile, anche se la Gioia le scoppiava dentro.
Per misteriosa straordinaria percezione, intuì che la Vita doveva dipanarsi fra due compromessi. Con gli altri o con se stessi. Per altrettanto misterioso istinto, sentì, (seppe) che avrebbe scelto quello di non scendere mai a compromesso con se stessa. Nel mezzo, tra i due, il filo capriccioso della fortuna. La sua fortuna fu nell'essere dotata di una individualità completa, il teatro che la iniziò alla Bellezza come sintesi di ogni sforzo per restare fedele a se stessa sino a trascendere ogni limite del possibile, senza ignorare le trappole e gli abbagli che sfuggì pur sfiorando gli irrimediabili abissi ma restando integra, misteriosamente o per grazia superiore, nella dignità e negli Ideali Universali, forte di volontà e animata da un principio che sfugge allo stesso finito mortale.
Si emulò solo con se stessa.
Sensibilissima, impressionabile e delicata, non permise a nessuno di entrare nella sua misteriosa vita intima d'anima, ma non smettendo di domandarsi, nel muto o no dei suoi pensieri, dandosi risposte o non trovandole se non nella coscienza della vita reale che concreta affrontò
La guidò la sua interiorità, la strada, la percezione intuitiva che si confrontava con la ragione, alcuni grandi Maestri che le scolpirono la luce negli occhi, i ricordi come alimento di fierezza in ogni attimo della vita e nel gelo del l'inverno.
La bimba.   Adulta alla nascita, bimba durante tutta la sua ostinata bellissima utopia di vita tragica e Unitaria, la Bontà che non risparmia dai danni, soccombente solo per il compiuto di uno dei tanti viaggi.  La bimba che guardava la vita con gli occhi sgranati senza mai chiuderli se non per una buona dormita rigenerante.  Auguri sempre a Lei.

 Mirka



Traumerei (Kinderszenen N7 - R. Schumann)





lunedì 12 dicembre 2016

IL FIATO FREDDO SULLA PIOGGIA




Strani bagliori lasciò
la pioggia mentre tesseva la sera

piccoli morsi d'incendi blu    
 ovunque incatenati

  palloncini allegri
che confusero     la strada 

sul fiato battente   il freddo  
 della prima gelata a   dicembre.


 Mirka"Zorba  


 "Una furtiva lacrima" ( Elisir d'amore - G. Donizetti )




giovedì 8 dicembre 2016

E D'IMPROVVISO IL SILENZIO








E d'improvviso esplose il Silenzio   
come dopo il temporale succede lo stupore
e tremula gioca ancora la goccia.

 Voluttà di terra bagnata 
 vertigine di legni odorosi 
  e la coscienza spalancata ad invocare perdono.   

 Tacque ogni Demone e il mondo un impastato di mano amica    
 nel l'eternità in quel respiro dilatato a forza conducente
  nel l'oblio congiunto a un Punto determinato senza velatura

 Umida increspatura d'occhi con cristallino in trasparenza.


Mirka"Zorba 



  "Largo" ( Xerxes - George Frederic Handel)






TE L'AVEVO PROMESSO



Te l'avevo promesso che in memoria t'avrei lasciato il Tempo che ci conobbe lucidi di Presente immortale anche a occhi chiusi,    anche pregando l'arcangelo Gabriele a risparmiarsi l'ultimo peccato di gola.   E tu sai anche che la mia misura fu sempre e solo per tenerti in serbo il meglio del l'avventura,  magari   barando quel tanto concesso all'anima buona nel gioco eterno fra femmina e maschio.  E anche questo ci era ben noto in ogni momento della semina di biancospino e rose. 

Mirka"Zorba


  "Put the Blame On Mame" (Gilda -Rita Hayworth)












mercoledì 30 novembre 2016

FOGLIE VERDI



Cercai tra i rovi del biancospino, viole e qualche bacca che sapesse l'einfleurage di tutti i fiori,       in ogni parola una nota vibrante che legasse l'una all'altra.   Con certezza  trovai Bach,      bisbigli di passeri nel nido smaniosi di prendere il volo     l'Andrea Chènièr tra l'inguine e la testa     un'allodola anche di sera e    sempre qualche foglia verde. Mirka"Zorba



"Concerto per Harpsichord"(Do min BWV 1052 -J. S. Bach)

domenica 27 novembre 2016

QUELLA STRANA PIOGGIA DALL'ODORE DI MUSCHIO

S' intrecciavano le vite godendo di tutto.   Nei fasci di luce impenetrabili come una bella favola che s' interpreta ogni giorno-notte, aggiungendo sempre qualcosa.   Col finale di radici che si abbracciano la notte, o una poesia con l'idea del Dio che si manifesta in ogni piccolo gesto d'amore.    Lo sforzo costante nel tessere la tela.    Incantesimi di epilettico amore che continua a far battere le ciglia.     È questo il vincolo che attutisce i colpi del dolore, distoglie il viso per pudore, e finge che niente tocchi di quella irriverente realtà che piange la sconfitta tra un balbettio come di sillaba negata o di vino andato storto buttando in alto i dadi.     Chissà forse la vita è questa.   Una ballata col tacco dodici  e sul muro un tiro a segno centrato che mai vorresti.    Nitide sentiva quelle lacrime scivolate sul petto.     Prima una, poi due, trenta,  poi lo scroscio della pioggia, che martellando sul tondo morbido tamburo si congiunge,  cade e forma il buco.   Un buco che manda al naso e all'aria l'odore del muschio raccolto per l'occasione di un presepe.     Un sudario di pioggia cristallina a proteggere dal gelo.   Incerta e quasi timida prima.     Dura, limpida, feroce, quasi cattiva a volte,    nenia dolcissima in sul finale che scompare e si perde nella cuna di un piccino.    Ultimo indistinto valzer ballato tra le braccia  di un Lui sotto un Sole immaginato. Un papavero,  un campo, le corse, il nascondino, qualche graffio sul viso che sfumava senza lasciare tracciato, se non un'allegria dolente e un poco imbronciata.      Si sentiva vecchia senza senza averne nel cuore l'antica conoscenza data dagli anni e dal l'esperienza ripassata dal l'intelletto, o come Abele trafitto e ucciso senza colpa e assolto dai peccati fatti senza intenzione, da un Dio, quello vero e giusto che si dice governi tutto il mondo scalzando il belletto della forma e da ogni trucco.     Ai posteri un documento lettera nel compiuto di energia che esplodendo possa bruciare anche se stesso e miseria di cenere  le diventato mentre il cuore palpita, balza, e si contrae in vertigine d'anima che tutto ha dato.    Filo d'acciaio che come seta legò il misterioso Insieme.  (Dai racconti Il Destino Nel Nome)

 Mirka"Zorba 




"Ballata" (Op 23 N.1 Sol min-F. Chopin)








mercoledì 23 novembre 2016

LA PARTITA DEL NULLA EPPURE



E si giocava annusandosì come fanno i cani.   Si guardava in mezzo alle ginocchia,   il formicolio fra le mani e giù nel basso ventre.     Ci si veniva incontro guardinghi e in possibile fuga tra dinamiche casuali e stasi maniacali,   nell'equilibrio di un passa la palla o centrate il cestino.    Or con l'indifferenza dei guitti, or col ginocchio scorticato,    gli amici in soccorso.     Indecifrabile legge di un mosaico confuso se non per un fine recondito nato dal l'orgia del Caso o dal l'ebbrezza che sovverte l'alterità della norma,    in vitalità che schiva o prende.     Gioco o Partita è in fondo la vita dove il Finale non ha né vincitori né vinti.      Un intenzione rubata al Caso nel suo ripetersi coatto di avvenimenti e qualche calcolo azzeccato in punta di fioretto.     Eppure ogni pezzo di quel gioco fu biografia o specchio su cui leggere una Storia.      Un ponte o una moneta di scambio la cui valutazione sta solo in forzata interpretazione affidata al lampo del l'intuito di un passaggio centrato per abile mestiere che con l'oste ha fatto i conti.     Un Far West racchiuso in memoria che lentamente si sbriciola in scaglie o in forma rotonda si chiude senza che l' eccitazione dia il via di partenza.     Il Destino che bussa e ogni battaglia prende    giusta o ingiusta che sia..   La Partita del Nulla   Eppure goduta fra campi dove la Vita cresceva.  Mirka


"Prologue" (West Side Story  Leonard  Berstein )

sabato 19 novembre 2016

ERA D'INVERNO E PAREVA DI MAGGIO

 Una carrozzina      un piccolo bimbo     un  volto in adorazione come una Madonna col suo Dio     la percezione del l' Inesistenza del tempo     i battiti del  polso vibranti come stelle d'un rosario antico     una vulnerabile dolcezza che incendiava le viscere evaporante incensi    un ebbrezza generatrice di  tenerezza  infinita      una Ninna Ninna  che prendeva  sempre il via      l'eternità smarrita dentro lo stupore  per una radice  forte e tranquilla che presto avrebbe  ramificato       l'uccello Lira  in gola per l'opera creata      un torrente di lacrime sul peso di una camicetta che sapeva di latte e polvere di riso      la più nobile linfa che si trasmetteva da fiato a fiato     il gesto d'amore restato sospeso per non far male alla fronte degli angeli.      Era d'inverno e pareva di maggio.  E il caldo largo d'un ala vegliava e vegliava   con gli occhi di braccia.   Mirka


 " Ninna Nanna  (Brahms)

martedì 15 novembre 2016

L'AUTUNNO E I COLORI DEL RICORDO




Autunno che tutto raccogli nella gazzarra di auto sbuffanti l'esaurirsi del gas,  in coda i bus a pompare nevrosi su ferri ormai vecchi.   A mucchi le foglie sparse qua e là  raccontano storie in cammino incontro al l'inverno.   Tornano i cappotti, infreddoliti piangono le dita.    Snoda delle caldarroste la nostalgia lontana di bambina nella memoria silente. Subito  gli fa eco il verbo calmati arrestando il balzo da leprotto, mentre la voce dolce di una nonna fa segno che l'aria è troppo umida e arma diventa nel tempo dove corsa e capelli al vento sono colori da tenere come brace davanti ai caminetti.   Rintocca la campana a sigillo d'un accenno di broncio.  Di lassù la luna sprezzante e ammaliatrice.    Scalpita un puledro da ogni gamba tutti i colori del mondo, la bella luna compiacente.    Realtà negli occhi su macerie, fumo, zanne e ovunque spari.   Da una parte qualcuno ha vinto giocando con le mani sporche sui colori      l'altra parte, ridendo per finta o per davvero si chiede e  dice adesso gli uccelli migratori verranno tutti da noi.     Sai bimbo non c'è colore che i grandi non sappiano imbrattare ma,      tu resisti e fatti gioia e pianto ché in colore tutto abbia a trasferirsi.  E se credi possa servire al sostituito di parola, sii pure ironico di sguardo e ben diretto.   Brucerà più a te che a loro, stanne pur certo. Ma per te sarà succo vitale che in gloria si  distacca dallo stagnato della melma.  Un che di sacro  che darà luce al dolore cresciuto nel l'ora del tuo buio.    Una libertà solitaria che  trova  sempre l'uscio di casa sua, una grappa ambrata  d' amarone bevuta in bicchiere di vetro grosso e alla salute tua. Ormai sei grande e sai come va il mondo.  Mirka"Zorba 

venerdì 11 novembre 2016

SOMEWHERE IN TIME




 Li unìva la Musica quale sorgente da dove scaturiscono le misteriose essenze vitali, le essenze d'anima mai disgiunte dal cuore.    Potenza che irradiava il volto che l'occhio trasmetteva nell'improvviso rapido balenare.    E si poteva leggere tutta la sincerità e la fede.  Rivincita su un Sogno incompleto a cui fissata in tutte le angolazioni germogliava l'insieme unitario che tutto comprende di queste tante vite sostanziali, materia nostra in cerca, dentro la vita, oltre la Vita che non si arresta nel finito di quel l'ultimo impercettibile battere di ciglia.   Forse è così che non si teme         (estrapolato dai Racconti Il Destino Nel Nome ) Mirka


""Somewhere in Time"




mercoledì 9 novembre 2016

UN 10 NOVEMBRE SUL FILO ROSSO DELLA MEMORIA






Chiudo gli occhi e ripercorre sul filo rosso della memoria quando il mio ventre ti spinse alla luce.  Non volevi uscire dal mio grembo  così mani dure e indifferenti lacerarono quelle mura solide di caldo e protezione.   Pioveva come comandava Odino e io sentivo gocce e lampi tra un battito furioso e l'altro lento di un cuore votato al Trionfo della vita.    Tuo padre girava e grattava appiccicato alla porta del travaglio come se il bambino a nascere fosse lui  e io lo vedevo con gli occhi della conoscenza anche se concentrata ero tutta in Te.    Tra una sciabolata e un respiro che solo la terra in procinto di dar spiga fa    sentii una voce anonima che diceva l'anestesista se n'è andato.    L'ago del ginecologo  cominciò allora a cucire   un due   uno tre   uno quaranta.   Ma    non sentivo nulla se non la Felicità del tuo battere tranquillo.   E che gioia quando l'aria si riempì del tuo urlo mescolato al mio pianto!       Ti misero poi finalmente fra le mie braccia    i segni del forcipe lasciati sulla fronte     il sussulto del cuore che mi diceva tutto è andato bene.    Oggetto e soggetto indistinto nell'intraducibile pianto silenzioso io, fermento di omerica vita in addivenire tu, mio immenso sole già pronto a bruciare      sospeso di lacrime lunari       rivolo rosso da cui nacque la vita e l'arena.      Mio carillon serale     mio violino del cielo al mattino in cui annegare e con volontà smarrirmi in quella luce del mondo con uccelli e pesci strani.  Abbi cura di te.   Che continui a guidarti quella forza interiore che non ti è mai mancata     i tanti talenti che hai    l' intelligenza dinamica per realizzarli tutti     un pò di fortuna    e    il Dio.    Ti voglio bene al di là d'ogni distanza e cielo.   Mamma



"Wiegenlied (Op 49 N. 4 Johannes Brahms)





lunedì 24 ottobre 2016

SPIRALE DI FUMO


 SPIRALE DI FUMO





Specchi     infiniti specchi   e  

 Tu    

vibrazione di multiple interferenze   

 punto sempre per un  Da Capo 

  mistura di mirra e un poco di fiele   

 spirale di fumo 
dove la preghiera si congiunse. 

Eppure arrivare sino al Dio non fu concesso.

 Restò invece l'estasi  
 del profumo lasciato su ogni dita

 la litania tantrica del salmo
 la corona mistica dei sensi 


spirale di fumo  

  sinestesia  che converge nel punto più alto di memoria
 di un'estate o primavera  o fine autunno

 azzurro indaco che a tutto sfugge nel mentre 
Identità diventa nel duro terriccio scioltosi
 dal muschio della forte pianta secolare.


Mirka  







"Cinema Paradiso"   ( Ennio Morricone)












giovedì 20 ottobre 2016

MARE IN MEMORIA



Fu carezza infinita anche se ripetutamente frantumata o ondata alternare di uno stesso mare?    Non saprò mai, ché tutto,  ora,  è sangue  che scorre in memoria dove alba e tramonto si mescolano e tutto riluce screpolato di colori, mentre da qualche parte festeggia la sorniona Luna.  

Mirka  


"Mi par d'udire ancor"  (Pescatori di  perle-  Georges Bizet)

martedì 18 ottobre 2016

L'ULTIMO TERRIBILE SGUARDO D'AMORE



Credo che in quegli occhi sgranati e terribili, Lei vedesse una futura realtà attraverso una chiaroveggenza visibile solo agli occhi del l'Amore. A Karina ossessionò sempre quel ricordo, pure conoscendo il senso, o meglio oscuramente ne percepiva la verità.  Non si barattano le ultime verità in occhi così sbarrati. In Karina restò nei suoi, la caligine terribile di quella luce, nel corpo,  un impercettibile tremore diffuso, stormi di uccelli al tramonto di fine aprile, col loro gioioso stridore così contrastante col battito obliquo e furioso del suo cuore, l'elettricità nel l'aria diventata palpabile sostanza di materia.   
 Mirka  (Estrapolato dai Racconti Il Destino Nel Nome) 

Attraverso la gioia e il dolore   
siamo andati mano nella mano;   
ora riposeremo del cammino in qualche terra silenziosa.    
  Il pendio della valle si addolcisce   
intorno, e l'aria si fa scura;  
 solo due allodole si alzano,   
sognando la notte, tra i profumi;   
Vieni vicino, e lasciale frullare,   
presto sarà tempo di dormire;   
altrimenti noi ci perderemo    
in questa distesa solitaria. 
   O pace profonda del tramonto.   
 Siamo così stanchi del cammino    
 è così forse, che si muore? (H. Hesse)




 "Im Abendtrot" (Vier Ketzte Lieder -Richard Strauss)

domenica 16 ottobre 2016

GLENN GOULD OVVERO IL V CONCERTO (IMPERATORE) DI BEETHOVEN





Un giorno una persona con l'eleganza naturale che lo contraddistingueva dai più, mi mise tra le mani  un CD insieme a un libriccino antico di poesia  (Paris -Adolphe Delahays, Libraire- Editeur 1861). Non ho mai smesso di ascoltarla, e in ogni stagione dei miei umori...fu sempre "quella" musica e non altra, a dissolvere ogni nebbia in Sole vittorioso, indicando il luogo dove si espande sempre la Gioia. Grande fu il mio stupore che non riuscii a trovare la voce per dirgli grazie. L'ho faccio Oggigiorno, grata a  riconoscerne la potente cascata di energie, e perché mi permette di ricordare chi sono, ammesso che lo dimentichi anche solo un minuto, inclusi quelli della notte. Una piccola ma pulsante Identità Innamorata della Vita in tutte le sue forme. Dal fiore spuntato nella notte, all'embrione che crescendo porterà altra vita, nelle spalle curve di un vecchio, nel buon giorno sparato come una cannonata dagli occhi. Che in quella Musica interpretata magnificamente da Glenn Gould, ritrovo sempre il senso di ogni grandezza nei doni della Madre Terra, ogni sofferenza una prova che ha fatto dell'uomo un eroe. Anonimo e solitario che si presentato, o osannato per avere saputo recitare bene la Sua parte e con  molta fortuna per Amica.   Buon ascolto.


Mirka



 "Emperor" (V Concerto in flat Major  -L.van Beethoven)











venerdì 14 ottobre 2016

BRICIOLE E L'INSIEME








Un uccello sul ramo non cantò
 ma con gli occhi curiosi mi guardava  
ho steso briciole in bella vista sul balcone
dietro la tendina ansiosa lo guardavo   

Cantando e saltando si avvicinò
 tutte le briciole mangiò 
saltando si in volò 
 dove non so 
che troppo ampio è il cielo
 per l'occhio fatto di diottrie o
  per romanzi di Scienza o di Stregoneria
 eterno enigma a presso di noi tutti
 traguardo sempre da raggiungere
 lasciandosi pesi obblighi e fardelli per la via  
o al mercato della fiera. 

 Restò invece a me il sorriso dolce
 e un poco mesto della nonna mia
 concentrata e attenta
 su ogni pisello che sbocciava...


  il guizzo d'argento  d'una biro 
coi caratteri nero rossi della Farma
 nell'aria arrotondata appena un poco intorno al dito e
 una canzone antica

non ti scordar di me

uscita come Viola di pensiero
 da un vecchio libro di preghiera avuto
 come certa eredità su cui riflettere e 
serenamente affidarsi in sul finale.




Mirka




"Non ti scordar di me" ( Ernesto de Curtis)





martedì 11 ottobre 2016

HABANERA PROVA DI UNA LEZIONE AL PIANO








Così Maestro?   No. C'est trop lourd.  Questo va bene Maestro?   No. Plus lègers.   Può andare Maestro?    No. Joue de tout.   Meglio Maestro?    No. Plus cachèe.   Adesso Maestro?    No. Plus de coups de lumière.    Sono sulla strada giusta Maestro?     No. Plus vertige de la libertè.   Questo Maestro?    No. Delivre tous les remous d'un sang rebelle.   Va bene così Maestro?    No. Plus papillon.   Ridenti gli occhi s' intrecciarono in unico sguardo e per la stessa direzione.     Soddisfatto Maestro?     Si. Bravississima.  

Mirka










domenica 9 ottobre 2016

ABBANDONO



...e si sentiva vibrare l'anima di nostalgia infinita. Forse l'essenza stessa del l'esistenza. Lì la sua Patria o forse il mito di una Patria.      Le palpebre si abbassarono e si abbandonarono al sonno. La trovarono così.  E con un sorriso indecifrabile che ondeggiava fra le luci e ombre del suo volto bianco. 

Mirka (estrapolato dai Racconti Il Destino Nel Nome)


""Adagio"  (Albinoni in G minor)

venerdì 30 settembre 2016

MA TI RICORDI L.




 Ma ti ricordi L. che corse?...
 col fiato grosso e con le chiavi in mano 

  la macchina sbuffava e pure i piedi nel l'energia di molecole esplodenti
  dando fuoco alla luna e poi anche alle stelle
 

 e la pioggia che batteva a grandine senza
 riuscire ad arrestare il passo imbizzarrito

né il sole di luglio che come forbice tagliava 
la saliva d'anima di polvere e di frutta     
    
e i sassi...

 te li ricordi i sassi scalciati col binocolo
che inciampare su gli squali non era certo gloria pei cieli ne per la terra

   ci si sentiva vivere nel balzo della Corsa
 irriverenti come sa essere la gamba nuda di una donna che si offre

e il pranzo era la cena e la cena un lento calice 
  perché la notte non finisse mai

 arroventati e lessi si aspettava il riposo delle stelle
    che tranquilli i cuori assicurata era la foga della Corsa

 esausti e mai sconfitti  col mondo ancora tutto da creare
 la ricchezza un profitto da             scalciare 

 il "noi" nel gioco della gioia rumorosa che riunisce  
rotto a volte dal singhiozzo mentre cambia di gradino 
 

Tu con l'impermeabile dal colore della panna un poco sfatta 
 portato con la disinvoltura del gran Dio

nella tasca destra il giornale coi titoli rossi in bella Vista
 nel l'altra un libro di Poesia che fosse l'acalmia dove scorre la vita fra lotte e fra follie

      io coperta invece dal l'eskimo pulito ma sempre un po sgualcito 
bandiera di utopie
svanite nel colpo della tosse preannunciato dal morso delle labbra troppo chiuse
  
 col Destino che si porta addosso e non si può cambiare 
malgrado gli scongiuri a santa Dorotea o al l' inflessibile Teodosia.

   Un pollice bastò a fissarsi l' Ombra della realtà sui muri e 
non ci fu Bibbia o dubbio filosofico capace di toglierla di mezzo

 e fu proprio Lei a bloccare il passo a NOI  mercanti lucidi di Sogni persi
 nel flusso vivo della corsa e...  non fu più nulla se non col sangue a sbalzi. 

E si vagò... con la luce in faccia e  la morte dentro 
le verità lasciate fra un colpo e l'altro di quel cuore chissà anche indurito un poco.


 Ho ancora quel l'eskimo in baule sai?...
 c'è uno strappo alla manica che assomiglia a un buco
 ma il verde è ancora quello anche se un po sbiadito.



Mirka


"Eskimo"  (Francesco Guccini)


  Nota. Poesia corretta dopo l'entusiasmo del Primo lampo emozionale.  Chissà se era meglio coi refusi del prima o la misura pensata del poi...

giovedì 29 settembre 2016

A VOLTE LA CHIESA -BACH-GOUNOD

Ieri ho camminato molto e mi sono stancata.   Sono entrata in una chiesa. Lo faccio spesso per tanti motivi, anche solo per trovare la pace in incontri veri, per trovare attraverso la forza di Dio, anche la mia forza e utilizzarla secondo la sua volontà e dentro la sua Luce. Mi piace la chiesa soprattutto quando non c'è affollamento per riti o consuetudine domenicali. Mi sono inginocchiata con l'umiltà profonda, quella che svuota da ogni Sé e da tutti i contagi di vanità e di altre forme inquinanti. Dopo il breve istante di sottomissione, le ginocchia cominciarono a farmi male. Così mi sono seduta per  continuare la mia meditazione. Improvvisamente come scaturita da un tetto aperto sui cieli si levò una musica a me molto nota. E fu ancora lì che trovai  il senso di tutto dentro ogni inizio. l'Amore che unisce gli uomini e dalla Terra li avvicina a Lui e...nel ricordo lontano...mi  sono ritrovata nella mia giovinezza frammentata e viva nella scienza di tutti i miei Sogni.   


 Mirka


 "Ave Maria"  (Bach -Gounod)

martedì 27 settembre 2016

ECCO... MORIRE È DORMIRE E NON SVEGLIARSI PIÙ



 Ricordo quando uno dei miei piccoli di tre anni mi chiese guardandomi negli occhi, che cosa volesse dire "morire". Restai sbalordita, ma non tanto per non impedirmi il controllo facciale. Sapevo di trovarmi di fronte a un bambino vivacissimo, dalla sensibilità acutissima, e con un'attività mentale fuori dalla norma, ciononostante un impercettibile imbarazzo lo ebbi. Non è facile dare una risposta che non sia una favola, ma che al tempo stesso non provochi traumi in una testolina di tale portata.     Anche allora, sebbene giovanissima soffrivo, a volte, di fortissimi dolori alla schiena che, quando non mi obbligavano a letto, imprimevano al mio volto, solitamente sereno e gioioso, la timbratura di una smorfia. Guardandolo a mia volta negli occhi e col tono più dolce e rassicurante che sentivo essermi corrispondente gli risposi    ecco     morire è dormire e non svegliarsi più con la certezza di trovare ad accogliere al risveglio tanti angioletti.     Ancora mi torna in mente quel ricordo con quella domanda fatta con occhi di un azzurro immenso e so che anche adesso gli risponderei come allora.  Dormire e non svegliarsi più.   Ecco... Un elevarsi al di sopra della terra dimenticando tutto ciò che ci ha ferito in profondità, le crudeltà dell'esistente e...augurarsi d'incontrare ad attenderci tanti volti buoni, gioiosi, amati,   che ci facciano partecipi della loro gioia senza nessun contrasto, nè agguato pronto ad afferrarla.  Gli angeli appunto. O meglio gli angioletti.

Mirka 


 " Il lamento di Federico" (Arlesiana -  Francesco Cilea)









domenica 25 settembre 2016

IL TUO SORRISO NELLA NOTTE (THEODORAKIS)



Ovunque sei quando vorrai, se tu mi stai cercando anche se sei in capo al mondo, incontro a te io correrò.   Il tuo sorriso nella notte, verso di me mi guiderà, se c'è una stella che  mi aspetta anche nel buio la vedrò (Theodorakis)  


 Ricordo come fosse stato ieri.  Mia madre ed io. Felici e mano nella mano si camminava, si "cinguettava", ma cambiando immediatamente le tonalità quando si  passava alle cose serie, ci si fermava davanti a un negozio mentre io con l'occhio percorreva tutta la strada che ci separava da "quel" Caffè  dove solitamente andavo e dov'era di casa.  A un certo punto, si era tra la chiesa del Gesù e a due passi dal teatro argentina, ( Roma) quasi l'avessi sempre avuta in gola e aspettasse d'essere liberata mi uscì questa canzone. Abbozzata o forse più sussurrata alla mia anima nel dialogo di ogni giorno più che a un sensibile visivo, sempre più forte e in crescendo poi ( La felicità mi porta sempre al canto). La gente cominciò a voltarsi, a sorridere, a  fermarsi,  ad accennare un passo di danza e infine ad unirsi. Una rivoluzione di strada insomma, da incidere la memoria di profonda Gioia e del senso ultimo di tutto. Comunicare -Unire ognuno coi mezzi che ha. Anche oggi 4 Dicembre 2016  i miei occhi rivedono tutto di quella scena stupenda che per due ore vide ballare incontrastata la Gioia,  tutte le multe strappate e al contempo i rapporti disciplinari, per dare vita solo  a un Unica grande favolosa cordata di allegria che spesso mi ritorna in mente con infantile felicità ma con adulta consapevolezza. 

Mirka



"Strosse To Stroma Sou"  (Mikis Theodorakis)

 
Forse tramonterà anche la luna    mai quella Stella che gli occhi  videro spuntare al tenue abbozzo della sera e come ultima a sparire.  Lei. Piccola stella sovrana legata ad altre sovranità.    Misterioso  sostanziale impalpabile imperscrutabile limpido tremore di luce in perpetuo dinamico  apparire e nascondersi, forse perché viva sulla terra un pensiero che si rigeneri come chiave che si congiunge a lei abitatrice di un Universo Palazzo che tutto vela mentre risplende vanificando ogni scienza d'uomo.

venerdì 23 settembre 2016

SEGUGIO




La mia priorità fu sempre la Ricerca  di 
innamorate Identità.
La Musica come oceano placentare che non conosce sosta
se non per Volontà del Superiore vento.

 L'amore vero riflesso a onda o a guizzi
 nella molteplicità di tutti gli specchietti trappole
così poco incidenti al l' occhio che trafigge i cieli
rinviati a Uno che li punisse con fermezza tutti.

 Non ebbi smanie a troni né a incendi prodighi
 di sentimentali reminiscenza formato lirismo o piagnistei
 ma ho desiderato, sempre, a realizzato di eternità che bruciato ha il tempo
che si potesse sincronizzare l'ora su un caldo Regno a colazione. 

Nella allegria quasi sempre misurata
 ho portato con me bagagli di pesante eredità 
 ma come equilibrista del triplo salto bilanciati col furore della marcia o
 dai delfini quando giocano al pallone e tutto è lì vita e compiuto.

  Più incline al Donare che al chiedere favorì
 ho dispensato Vita e forziere portando in sella solo l'usignolo
  onesto e fiero del suo Canto senza la gogna della gabbia 
fino a sfinimento del giorno e poi anche della notte.    

 Una sola certezza continua ad alimentare il cuore.
La certezza che quei Sogni vibranti oltre la mia stessa storia accennata
rubati  (forse) da un bravo ladro di passaggio come me 
possano diventare ordito di centrale luce con ombre lievi solo alla cornici.   

 Nessun protocollo o codice mi fermò se non la nobile Signoria  nera 
così poco sorvegliata se non per Serio gioco di scudetto
 organizzato per universale vita conducente al grande fuoco
perché sfidato audace e divertente si stabilisse su l'ora stabilita dal destino.

 E ho Fiutato.

Fiutato  come fa il segugio con l'odore certo
ogni inganno col cappello da signore
 a cui non diedi tregua alcuna silenziosamente o con parola dritta
e offrendo per lama il bianco autentico del mio petto forte.    

Che altro ancora posso dire del Segugio vivere se non
 che gioia ancor mi resta a quella Isola dei pesci
 in credito di scherzo o di sorpresa buona
a cui fare capo alzando scanzonata il rosso del rubino che saluta ?    



Mirka   


"My Heart Will Go On"  ( theme Titanic film)










mercoledì 21 settembre 2016

CHIARORE DI FELICITÀ




Seduta su una panchina aspettavo che la sera scendesse.    Dopo qualche operazione, un tantino complicata trovava dimora al centro di una panchina, osservando, senza essere vista, i bimbi che giocavano,  le mamme in chiarore di felicità.  Non c'era aria di fretta in torno, che la felicità il Tempo non conosce.    Il cigolio di un'altalena catturò per un istante tutta me stessa. Sentenziò subito la Sorte su l' illusione d'eternità portata via dal vento.    Un uccello cantò forse a uno stato di festa in dissolvenza.    Sorrisi per un sillabario noto solo al mio cuore.  Frullato di spavalderia e risonanze.    Poi     tutto tacque     finito il giorno    un Sogno senza fissa dimora  in risposta alle gambe diversamente in moto     lente a riprendere il cammino.


Mirka




 "Sogno"  (Traumerei Kinderszenen -n.7 -R. Schumann)


lunedì 19 settembre 2016

IBRIDO COMPOSTO




Piccoli gendarmi       le lacrime  
sempre pronti a sparare sul primo ladro di cuori  

 giocai con le essenze agrumate  
 s' affacciò l'ouroboros  

trasformata in complesso composto
  rise la sera   
ibrida profumò la stanza. 


Mirka  


"Il Cielo in una stanza"  (Battiato  -Charlie Chaplin)




Nota:  Per chi non lo sapesse l'ouroboros è un serpente che divora se stesso per partorire se stesso

domenica 18 settembre 2016

FILO ROSSO





Come bambino senza memoria se non per il Latte mancato  
 ho vibrato di epica eredità  nel l'Oceano dai mille suoni e pianti  
 il filo rosso in mascella e fuori ogni paccottiglia di sentimentalismo
camuffato da rissoso trigliceride fatto pinna di  pallide triglie .   



 Mirka  




"Blowin'in The Wind"  (Bob Dylan)




"

venerdì 16 settembre 2016

ROMANZO INCOMPIUTO





 Ogni partenza per     era un respiro affannoso che si calmava sul predellino del treno o dell'aereo,  ma  ogni addio era un viaggio senza ritorno.  Un viaggio con l'ansia del deserto da riempire di ciliegie e melograno o un ghiaccio da scaldare con la febbre che saliva col mercurio di un'invisibile asticella, le mani frenetiche fra una pausa di Scrittura, telefono, grattatine alla matassa di bracia dei capelli, baci all'aria che si annidava, nodi da sciogliere con la mano al telefono,  il bisogno sempre nuovo di dirsi  tu sei qui, noi esistiamo se siamo insieme.  Ed era questo l'unico modo per conciliare quelle mani sempre in perpetuo movimento. Movimentate vele coi delfini in  gioco, il corpo  frutto maturo per essere liberato dal l'inutile peso di un tronco comune.   Si era appreso un linguaggio segreto, tutto nostro, tra lo scherzoso e lo scrupolo che rende serio anche lo scherzo e che spesso ci lasciava balbettanti ed estenuati per aver messo tutto  di noi tra sentimento e intelligenza, per cui anche a distanza, o mentre si parlava al telefono se ne poteva vedere la luce che illuminava i reciproci volti riflessi in un Immaginato specchio che rideva.  Ci si scriveva infinite lettere. Lei nel grande terrazzo di casa, lui nel suo studio presumibilmente ordinato o pensato tale.  Ma per lo più il mezzo più efficace di comunicazione era affidata all'intuizione che assumeva sostanza di forma e colore più che di parola così facile nel depistare dalla verità del sentire.    E finalmente il nuovo incontro quasi sempre coincidente coi reciproci impegni, qualcuno organizzato da Lui.  Venezia, Firenze, Milano, Zurigo,  Berlino,  Roma,  e le altre strade del mondo. Un frullare di ciglia   la valigia con la cerniera sempre pronta a esplodere     la danza dei taxi o dei treni    l'alchimia come deterrente di comunicazione    il coraggio che disegna e cancella ostacoli e prove e si trova vincente. Che uscire dagli schemi è vittoria di Sé e d'amore.   Eppure qualcosa non tornò in quel l'ingranaggio perfetto. I ritorni erano sempre una tragedia con a dosso un'impenetrabile senso di sconfitta e   come di perdita. Non la sofferenza naturale di quando si è costretti a lasciare la persona amata, ma quella più dolorosamente sottile di un Sé che viene a meno o se ne perde un pezzettino. Restavano è vero, a mezzo del l'aria, gli occhi vivissimi di entrambi che bombardavano luce, ma un velo di insoddisfazione restava. Un'insoddisfazione che lavorava su l'inconscio pur con la ferma volontà di non opporsi al Destino.  Fra una pausa di razionalità e un'altra di meditazione, mai veramente a fondo, a soddisfare la vanità di lei spiccava l' adorazione di lui nel piacere visibile di sentirla parlare. Un parlare che lui chiamava la sua melodia  infinita. Una sinfonia che si sostituiva alla realtà diventando spazio su cui navigare. Bello sicuramente ma non appagante per cui qualcosa andò storto. Eppure i connotati per essere un romanzo concreto e a lieto fine non mancavano se...Se non ci fosse stata la pretesa da parte di lui di quella disciplina (militare) che a lei ricordava il filo spinato di Dachau anche se costruito con fili d'oro e pietre preziose. Ecco, questa era la sensazione che si portava a presso dopo ogni incontro,  rendendola inquieta, nervosa, negativa sino al disfattismo. Che per lei l'arte come l'amore era conoscenza seria ma in punta di piedi, proprio perché ci si avvicina al l'imponderabile sacro, uno studio attentissimo senza distrazione, esaltante e insieme prudente, un Sogno prolungato e continuativo di Bellezza trascendente la stessa fisicità, attraverso mille forme, con la manifestazione di energia che rinasce ogni volta da una pioggia d'oro o da Leggi non scritte che riempiono il Se e liberano l'universo e da cui l'ispirazione trae la sua intensità. Si adeguava è vero anche se oscuramente sentiva che per venirsi veramente incontro, comunicare e realmente comprendere non bastava la volontà che spesso ci si chiede senza trovare risposte valide ed esaurienti, ma alla fine anche il nostro istinto si concilia con la coscienza. E lì riunisce come fa il Cielo con le stelle senza il danno dello scontro. Che a volte si crede di conoscere e si soffre perché "qualcosa" manca al l'appello fino a che non lo completa l'azione del Tempo che dà ragione a un nostro misterioso sentire.       Rimpianti? No. Che la natura va assecondata guidandola con la profondità lieve di chi vuole vederla crescere ricca di germogli sempre in fiore e di frutti buoni da donare ai passanti, mentre degli occhi rivedono il Castello di Berlino 37, Anna la dolce domestica sdentata e dal naso sempre rosso, ( consolava la sua solitudine col vino), il lungo maggiordomo che sembrava un faro sempre spento, l'interminabile Steinway, spartiti anche su la testa, grammatiche di tedesco a terra e sul cuscino, un quaderno e una penna sempre nascosti in tasca, una giovanissima ragazza alla finestra sempre troppo incantata a guardare il cielo e un prato  (immaginato) su cui liberamente danzare a piedi scalzi, la percezione quasi allegra sulle gambe impazienti per l'ingaggio (stabile) al Theaterkasse saltato ad altre vite più ubbidienti e brave, il cuore un poco pesante per il pianto, forse, di una madre, la leggerezza scalpitante verso ogni sentiero ignoto, Protetta dal l 'Esercito di Angeli con scudo frecce ed arco.  No. Non tengo Rimpianti per questo Romanzo restato Incompiuto forse per intercessione divina o più ancora per la forza di una indomabile natura. Un Sogno. Questo si.  Ma cresciuto dentro al regno della Libertà guidata con Amore INCONSAPEVOLE che spesso solo a posteriori si comprende che ciò che si era dato era Amore e solo amore. Quello che irradia sempre Programmi di luce in coppia a un'idea razionale mai disgiunta dalle Leggi del cielo (pur non conoscendone l' interpretato se non per la gioia che trasmette il cuore) col prudente dubbio che implacabile fruga o...per una misteriosa Fede non sottoposta a nessun numero che non sia il Compiuto dei cerchi.


Mirka 


"Andante" (n. 21 -C Major -  K 467 - Concerto per piano e orchestra-W. A. Mozart)







  Nota: Questa non è una fola (favola, invenzione) ma un pezzetto di un mosaico che si chiama vita.  Vita fatta da tante vie spesso intricate come un labirinto da percorrere inseguendo la corrente, e dove ci aspetta all'angolo di una via il bivio per una "scelta"  verso la quale il Destino opera e spinge anche noi, nomadi erranti e in cerca, speranzosi di un filo avvolto fra le mani da non perdere mai come impronta che ci ha lasciato la sorte,  prezioso inciso della propria reale individualismo, nata dalla sorgente da cui veniamo.  In zampilli sempre diversi, proprio come un teatro composto da tante scene...e che mi piace condividere fin che.

lunedì 12 settembre 2016

BALLATA DELLA E






E      
correvano insieme   
verso l'unica Direzione  
senza averne concordato la Mèta
 se non nella fibrillazione della grande arteria 
che porta direttamente al cuore.

 Perdevano il fiato 
e
 li spingeva Orione dentro ogni vento.

Sfiancati dalla corsa parlavano gli occhi 

questo bastava per ricreare felicità nascosta 
a riserva di sfiancato.

 Rinata l' Energia riformatasi 
da l'indomabile mistero che partoriva Soli
si immettevano nei flussi che produce placenta
 e
consapevoli navigavano mari di Bellezze 
 che mai si arresero al Tempo o lo insabbiarono 
svettanti invincibili spazi navigatori
e
vortici di amplesso aprirono 
 sempre curiosi su quel verde
che fortificava il bianco del l'anima di sangue
 e
 i polsi delle vene 
fin ché non  finì il fiato.  



 Mirka



" Sto Perigiali" (Mikis Theodorakis)