fiume

fiume
fiume della vita

domenica 28 aprile 2013

INNO ALLA VITA MALGRADO TUTTO...


fu nuvola e pioggia.  Alla fine l'arancio del sole



Pioveva
ieri.

Pareva d'essere in battaglia.

Solo gli insetti succhiavano tranquilli i fiori.

Scambi di  futura essenza che rinasce.


Il sole spuntò alla fine del giorno.

La gioia mi portò a una vita che scalciava in pancia.

Voleva sapere sulla bocca il sapore 

della pioggia

del sole

dell'amore 

di tutto.


Il sogno

La battaglia

La vita...

E...tutto prese forma.
là dove la Vita scalciava.

Mirka


"Allegro" ( K.284 -Sonata in Do mag -Mozart )





mercoledì 24 aprile 2013

25 APRILE 1945-ALCUNE RIFLESSIONI-LE DONNE.

Sempre in testa le DonneA combattere coi fatti, a rivendicare diritti giusti, nel silenzio di se, sempre oscurati se non addirittura cancellati.

...Sporco trucco la guerra! A ogni cippo un pensiero, un grazie, una prece piena di "fisica realtà"  fatta di un bacio, una stretta, la considerazione più alta che si dà a un homo.




No, il 25  APRILE DEL 1945 non è un film anche se su quella data ne sono stati fatti tanti di films. Ma una realtà del nostro Paese chiamato Italia.

Si usciva da una guerra, con i partigiani ancora feriti in qualche ospedale, tanti i morti dopo essere stati incarcerati, torturati dalla ferocia fascista. Spesso solo per un motivo, quello d'essere di opinione diversa, d'essere comunista o rivoltoso al regime di dittatura che imperversava da anni.

L'aria era calda, quel giorno, mi raccontava mi madre. Pareva che il sole si fosse inchiodato al centro del cielo, ma senza far chiudere gli occhi a nessuno, quasi fossero diventati coscienza piena da contrapporsi allo stesso cielo.  Noi in festa e impazienti di recuperare ogni attimo messo ai sospiri, alle lacrime, al cuore appesantito d'ansia, di paura e d' angoscia, rifarsi di giustizie negate, fare esplodere i sentimenti migliori come fa la primavera col polline, i fiori, i frutti, la spiga ancora verde.   In tutti i volti che spingevano le bandiere o dietro le stesse, l'orgoglio d'aver fatto il proprio dovere per salvare il Paese e conquistarsi la libertà così duramente violata. Ognuno con le sue personali esperienze umane, con verità ingigantite o minimizzate secondo a fili spezzati e poi ripresi.  E questo lo si poteva vedere negli occhi duri di chi ti stava vicino, nel l'allegria infilata nelle buche delle guance scavate, nei grembiuli delle "sdore" messo sul vestito buono, sulle schiene alzate nello sforzo orgoglioso di ignorarne la rigidità che volentieri si sarebbe un po piegata.  Anche le gonne sventolavano come le bandiere tenute saldamente in mano. I berretti in testa agli  uomini coi calzoni troppo larghi ma puliti, qualcuno con la pelle della faccia rigata, i calzini colorati e corti delle donne,  la camicetta aperta per lasciare vedere una sciarpa rossa. E ogni cosa pareva animarsi di esistente con un'anima dentro anche se qua e là si poteva scorgere una piega amara come doppia bocca che scandisce la colpa per essere riusciti a restar vivi al posto del fratello o del più caro amico.  Perché la ricucitura dolorosa delle ferite e degli strappi, consolida sempre un po di colpa o la rimozione di qualcosa che fa male...

Ed è rivivendo quel 25 aprile del 1945 attraverso le memorie di mia madre che con rischio di vita altissimo e consapevole operò dandone testimonianza orale a me e ai suoi nipoti  e lasciandole nei suoi quaderni scritti con la sua scrittura fine che mi vien fatto l'associare alla Resistenza il valore della donna così a lungo sottovalutato, spesso persino messo a tacere dai figli o dagli stessi mariti quasi fosse colpa da nascondere quel coraggio, visto più come un'infrazione di un modello circoscritto all'angelo che silenzioso protegge il focolare e non come assunzione di responsabilità cosciente e capace di pagarne ogni conseguenza. 

Credo che, questo voler costringere la donna a soggetto passivo e incapace di scegliere anche a costo della vita, nell'operare responsabile per il bene della collettività, (nello specifico, per la libertà del proprio Paese) sia da considerare come la cosa più offensiva ed arrogante, allora come oggi. E qui vien fatto di pensare (io penso) che il processo verso un percorso di libertà delle donne sia rappresentativo, soprattutto in quel periodo, ma non escludendo l'oggi, di un agire, per il loro sesso, innaturale, da incoscienti se non addirittura da cretine, come se il rischiare consapevolmente la vita, l'avere paura e affrontarla, non fosse una forza reale e morale, ma un anelito  (desiderio) a una più piena e totale libertà verso una emancipazione da tenere a freno. Perché se questo fosse, la conseguenza sarebbe stata quella di  oscurare il potere maschile a favore di un familismo o paternalismo, abolendo così l'azione della donna se non addirittura cancellandone persino la memoria sfigurata dal l'anonimato.

Anche le donne dovrebbero ricordarsi che, venendo a meno tra loro la solidarietà, inevitabilmente verrebbe a meno ogni carattere civile di resistenza, consapevoli, comunque che, questa si trova sempre nella forza singola prima ancora di formarsi collettivamentecome scelta, appunto, di non lasciarsi schiacciare.

Ecco come io festeggerà il 25 aprile. Ricordando mia madre.  Ogni Donna della Resistenza di allora e di oggi.  Cantando per la conquista di un'emancipazione a caro prezzo pagata.  Una libertà da ogni sudditanza e arrogante schiavitù anche se in gabbia dorata, forse votata ad "altra" morte, si, ma liberamente e consapevolmente certa della giusta scelta.

Mirka 









"Litany" (Vassilis Saleas -M.Theodorakis)








Le foto appartengono all'archivio storico di Novellara (R.E.)

sabato 20 aprile 2013

MA SI PUO?!... VERGOGNA!



non è stato solo un leader di partito,"moderno", bensì un homo attuale, consapevole, in altri termini, della superiorità politica del  presente del livello del suo partito e della società nel suo complesso rispetto a lungimirante moderniste anche se non compreso da molta parte dei suoi stessi compagni. Ma questo era ENRICO BERLINGUER.






Il Partito che un tempo fu anche il mio Partito, il PD, oggi si è frantumato, e macchiato della più vile delle azioni, fuori da ogni logica, rigore e idealismo su cui poggiano le sue radici storiche. Nel "coccolare" miseri personalismo e "affarucci" interni o subito dopo frontiera, ignorando la realtà del popolo che piange, si dispera, si uccide, infischiandosene della fedeltà dei suoi elettori che, malgrado tutto e ciononostante gli hanno accordato fiducia e fiducia. Ora il Paese è a terra. Il mio Paese.

C'era dolore misto a rabbia, questa mattina nella piazza.  Lo stesso dolore  che si prova per una perdita grande. Lo stesso dolore che avrebbe sentito,in profondità, anche mia madre, Enrico Berlinguer, quello che sento io sino all'umidità delle ossa. Gli occhi no. Quelli sono secchi e duri.

L'opportunità di far dimenticare i molti errori, passati e presenti, c'era. Quella di far convergere tutti i voti su STEFANO RODOTA' . Un costituzionalista dal luminoso passato integerrimo.  Perché non l'hanno permesso?... Cosa si nasconde nella partita a scacchi che confonde disorienta anche l'istinto più esercitato a vedere negli interstizi delle crepe?...Perché ancora una volta  non si è voluto tenere conto il BENE DEL PAESE anziché quello d'un partito ormai povero persino di credibilità nel chiaro d'una stanza di Riunione o nel proprio buio personale?...

Questo mi domando apertamente voltandogli le spalle nella "presente" ora, mentre la GENTE CONTINUA A MORIRE per fame, per lo sconforto senza speranza, per l'irresponsabilità cinica  di chi li ha svenduti.

Mirka Bonomi

mercoledì 17 aprile 2013

L'OSSICINO.

Ciò che sembra astratto,non è che un'esperienza del corpo e della mente,in armonie inventate e isolate da un contesto fatto da consuetudini forse neppure troppo convinte.

...e come materia indeterminata in cerca del suo ritmo naturale
...forse consapevole solo della propria vitalità,visibile oltre il paragone.


Vestita solo di  me
cercavo di distinguerne
 i colori.
 ahimè! gemette l'ossicino
e tutto si confuse.

Mirka


"Gopak" ( Dalla Suite ucraina.- La primavera)



  NOTE: Una spiegazione per  rendere meno strane queste libere parole. Con un'amica si discorreva su vari episodi suscitatori di belle emozioni Nel piacere di rincorrere il tempo,ho urtato contro a una finestra aperta sbattendovi il dito mignolo che,"gemendo" portò "confusione" alle "date" di quei ricordi e,facendone un "bel casino". 


 Foto  da cell

martedì 16 aprile 2013

APPELLO E OVVIAMENTE MUSICA PER RINGRAZIARE

...la siepe era verde ma un'ombra la infestò


Mi rivolgo a chi è pratico di misteri internet,affinchè mi possa suggerire una motivazione "logica", sul perchè non riesca a collegarmi su alcuni siti e commentarli qualora l'argomento m'interessi.E' ad es.il caso di Gennaro Carotenuto (giornalismo partecipativo) professore di Storia Latino Americana e giornalista di politica estera.  E' vero che ci si deve registrare per enrare nel suo sito per commentare,ma escludo assolutamente possa trattarsi della password .Quella che metto è la giusta.E allora?...Quali altre possono essere le cause a impedirmi d'entrare nel detto sito?..  

Ringrazio vivamente chi è in grado di fornirmi una qualsiasi ragione (spiegazione) che si avvalori di un pensiero logico che possa aiutarmi a capire.

Mirka Bonomi.




"Somewhere over the rainbow" ( Israel Kamakawiwo'ole)





Foto da cellulare

sabato 13 aprile 2013

PAROLE SCRITTE COME PESCI NELL'ACQUARIO.


...e furono  le lucciole formato margherita a cantare in quel piccolo occhio di luce



...e che vadano le navicelle in cielo disse l'occhio che guardava meravigliandosi di vedere le cose anche nel buio.




finalmente
E con lui i colori di stagione.

Guardavo il prato con le margherite ancora chiuse
e un occhio di luce che illuminava il prato.

Rivedevo la luna
ieri
sopra la casa dei vicini
che illuminava nel nascosto le finestre chiuse.

Mi son detta,
e un brivido m'ha preso insieme alle bagnate ossa.

Ma buttiamo all'aria le scarpe che puzzano d'inverno!
Diamo danza ai piedi unendosi al prato con tutta la sua terra canterina
sentiremo anche noi cantar le lucciole
in su in giù e tutto intorno a noi 
col vento in poppa
le navigazione in cielo, Mozart a nuovo maestro di guidato.

Mirka


" Adagio ( Concerto n. 23  W. A. Mozart)

mercoledì 10 aprile 2013

POESIA D'AMORE-ALCUNI BLOGGERS-RINGRAZIAMENTI

...che urli come il dolore di una ferita per quella vita sentita come  rosa sempre pronta a rifiorire






Ti proteggerò

Io ti proteggerò,
oh si ti stringerò
e mai niente ti farà del male…
io ti accarezzerò e poi ti cullerò
per farti addormentare
e ti canterò canzoni di forti emozioni
quando fuori tuona il temporale
e sempre ti sussurrerò
quelle dolci parole
che so ti fanno bene…
ultimalba
lunedì, 22 gennaio 2007


 Sogno d’inverno


…stanotte
nel sogno abbandonata
mi dormivi accanto
eri un incanto
di morbida bellezza
la tua pelle
tessuta con un raggio di luna
ne aveva lo splendore
e quella trasparenza
che svela i sogni dell’amore
stanotte
col filato dei pensieri
t’ho cucito addosso
una veste di tessuto fino
un merletto leggero
di color turchino
fatto di seta pura
trapunta nel broccato
stanotte
sul tuo corpo desiderato
ho steso una coperta di sospiri
calda
come una brezza di primavera
stanotte
ho provato
la gioia tra tutte la più vera
quella di vedere all’improvviso
fiorire come un fiore delicato
un sorriso come di cuore grato
un’altra gemma preziosa
sul tuo splendido viso…

Luna seduttiva

La notte tutto si dilata
i sogni riempiono spazi
immisurabili
e si fondono
con lo splendore delle stelle.
Nella terra dei giganti
anche il pastore
carico d’anni
arriva a toccare il cielo
dove può amare
riamato
persino la luna
Non è più notte…
non è ancora giorno.
È l’ora
del desiderio e delle visioni.
Ti vedo,
sul fianco abbandonata,
immersa però
nel sonno che ti risana…
Per questo
resisto alla voglia di assalirti
con un vortice di baci
e una tempesta
di carezze ardenti.
Ma che ti amo
e TI DESIDERO
è piena la cortina delle notti
scavate dai miei sospiri
e dalla voglia pazza di te.
Dolce e seducente
mia luna.

Qualcuno ha detto che la "poesia non è di chi la scrive ma di chi ne ha bisogno", (le serve), ebbene SI,perchè ieri,sfogliando,a caso, alcuni blog ,mi sono trovata dei gioielli autentici da portare al collo senza paura che i ladri me li portino via. Desidero e voglio,allora, RINGRAZIARE colui che si è firmato ULTIMALBA perchè leggendolo,mi ha permesso di trascendere il cupo d'uno stato d'animo,fare della malinconia, nebbia che sale e in sole si tramuta e,perchè la tenerezza stava calma e piena in quei versi,lieve come libellula che gioca nel segreto, con vene,arterie e piccoli vasi, mentre  nella profondità lo nutre del miele che ha raccolto nei suoi molteplici viaggi.
Nel chiudere questi ringraziamenti,desidero accompagnarli coi versi di un'altro grande poeta

-Majakovskij, rivolta ai "compagni posteri".
"Coprendo /fiumane di poesia,/  scavalcherò  i volumetti lirici  / e come un vivo / parlerò ai vivi", "presentandomi /alla Commissione centrale di controllo / dei luminosi anni / futuri,/ sopra la banda /dei poetici ladri / e scrocconi,/ io leverò / come tessera bolscevica / tutti i cento volumi / dei miei  //libri di partito".

Mirka


"Siete Canciones populares espanolas" (E.De Falla)










sabato 6 aprile 2013

DEL GIROVAGARE IN CERCA.


Tutto è sostanziale imperfezione ma anche il nostro reddito più prezioso perché induce a migliorarsi



Che cercava, la donna, per scattare fotografie, come presa da vertigine nascoste nelle pieghe delle sue vene?...  Doveva fermare l'attimo.  Doveva. In qualche modo, per qualche via, sui lampi d'un tuono che sentiva da lontano e che gli brillava dentro come un quadro di Kandiskij.  Forse persino nei recessi del l'inconscio, sempre pronto a riportare alla luce visioni antiche, archetipi, magie, lotte di fate e battaglie di dragoni.  Tutto era tavolozza per arrivare al pennello di scrittura, catturare un nuovo colore, vivere l'emozione.

Con la sua "vitalità da gatta" scattava, cercando, senza sapere cosa. Qualcosa, comunque, che legasse con fili arcani e invisibili la voce segreta che pareva guidarla in ogni momento importante.

Il giorno prima aveva litigato aspramente con un vecchio amico, su delle piccole cose irrilevanti, ma che, purtuttavia, l'aveva disturbata portandola a reagire in modo esagerato.   Con la "rapidità di tiro" con cui cambiava umore con estrema facilità, la bufera passò presto senza lasciare traccia.  Lei era tornata seria e gioiosa di vita, puerile, persino, come può esserlo una bambina quando le si presenta un nuovo motivo per catturare tutta la sua attenzione.   
 L'amicizia è spesso fondata sugli opposti, non sulle similitudini.  Diversissimi per la struttura spirituale, lei non si intrometteva mai nella sua psicologia e nella sua vita interiore, né cercava d'influenzarlo o correggerlo. Così in lui  si era rafforzata la fiducia e il senso di libertà. Sapeva  che poteva fare affidamento su di lei,che non ci sarebbe stato inganno o derisione alcuna e, questo bene era cresciuto nel tempo diventando profonda amicizia.  Poi quel litigio, stupido e senza senso li aveva improvvisamente allontanati, rendendoli estranei. Quasi estranei.   La notte agitata ne era il risultato.

La primavera, tutta in fioritura, gli uccelli canterini, un bicchiere in più sarebbe bastato a far girar la testa,sbrigliando la risata a lei,contagiando lui per tornare seri dopo. Così era stato nel passato,così sarebbe avvenuto nel presente.

Karina era una natura semplice,e le nature semplici sono spesso incoscienti e istintive. Nel fare il Bene come nel fare Male.    Il loro sesto senso è un'eco della preistoria,un ricordo di quell'alba primordiale quando gli uomini erano simili agli animali o come chi ha passato un'infanzia nella solitudine viva dei boschi, non ponemdosi  problemi di cervello,pippe mentali,usando un suo termine ricorrente.

Forse ciò che la donna cercava con la macchina fotografica era il lampo di luce che la portasse a un luogo e non luogo dove la bontà E', a quel qualcosa,appunto,che le ricordasse la tenerezza del primo  ricordo guizzante a tratti nel flusso del sangue all'improvviso    Non era sempre stato questo a dare curiosità, vivacità, spinta irrefrenabile, il motivo sostanziale per vivere il "suo" tempo?...   Karina lasciò la mano sospesa nell'aria e, scattando, ricordò.
 Ricordò la tenerezza vista e provata, di quando bambina, infastidita dalla lama di luce che usciva da sotto la porta che dava alla sua camera da letto impedendole di dormire, si era alzata e, con la camiciola che le ricopriva  anche i piedi con il rischio di farla cadere, si era diretta alla porta responsabile di quel fastidio,per vedere chi c'era dietro quella freccia di luce.     Socchiuse con tutta la cautela di cui le sue piccole mani erano capaci e agli occhi le si presentò una scena che non scordò mai..  La zia seduta a un tavolo di cucina,con la testa abbassata  ostinatamente su un giornale.  Le sue spalle avvolte dalle braccia di un uomo.   Doveva essere piccolo quell'uomo rispetto alla zia, perché era evidente lo sforzo di abbracciare le spalle.   Però quanto bene si percepiva in quelle spalle su cui con delicatezza infinita ci erano appoggiate delle braccia che solo la loro brevità di struttura impediva loro di avvolgerla completamente e tutta intera. 

Mentre scattava un'altra fotografia il ricordo le andò a un altro tipo di abbraccio. 

Con "precisione", rivide l'abbraccio di due corpi strettamente avvinghiati.  Cos'era quel l'abbraccio se non la sensazione di eternità che penetra nel ritmo concorde dei sensi segreti e, avvicina a Dio, proprio nel punto più intenso dove i corpi diventano uno, generando quel senso mistico di autoaffermazione e di annullamento di se?... Come se tutta la frenesia del corpo e della sensualità si risolvesse nel contatto immediato con l'ultima verità.    L'universo si riversava in loro, loro si dissolvevano nell'universo, la fusione dei corpi ricreava l'unità spezzata.    Grande mistero in quel l'esplosione di alchimie contrapposte e perfette!    Lui come padre che guida e protegge l'amata, lei nell'energia tenera e scontrosa d'una mamma gatta per lui.     Un uomo e una donna fusi nell'atto più alto della creazione d'amore,che avrebbe generato altro amore, altra vita, altra energia.    Due forze che si attraevano,identità emotive diverse, affinità inconsce e sensuali che, in quei "nutrimenti terrestri" trovano la strada verso "piani superiori", sentono Dio, perché il sesso è un peccato solo quando il corpo non ne è più degno. Non è questo il senso del divino che anche inconsciamente si cerca?...O forse, più realisticamente è il sogno che si tiene stretto per non smarrirsi lungo la strada?...

"O ricordo del cuore più forte della triste memoria della ragione" avrebbe detto il poeta.

Una sferzata d'aria tolse bruscamente a Karina la visione di quei due corpi incollati.    L'aria pareva fatta di onde. Un movimento vorticoso avvolse un uccello, lo risucchiò, poi l'uccello riemerse trionfante e volò via.
  
"No, non avrebbe scrutato oltre nel suo interno, perché avrebbe sciupato l'armonia che le lievitava attorno"  Si disse la donna.

Scattò invece un'altra fotografia. 

Una pozzanghera la riportò a Kandinskij. Dentro quel rigagnolo d'acqua si erano formati i disegni più perfetti.  Autonomi ma perfetti nel loro insieme. E tutti dicevano di una verità. Verità enunciata dalla pioggia di poco prima. E i suoi segni, apparentemente immobili, formavano linee, punti colorati che presto avrebbero preso altre forme, mostrando comunque la loro sostanza nella luce carpita dagli occhi della donna e prontamente catturata della macchina fotografica, rendendo ogni cosa alla sua verità sostanziale, trasformata rapidamente dall'occhio che le ha afferrate lasciando integra la loro essenza originaria.

Karina si stupisce. Ride e si asciuga una lacrima. Lacrima alla quale se ne aggiungerà un'altra di fronte a un repentino mutamento d'atmosfera. Di scena.

Un albero bruciato. Attaccate ai rami, corone di rosari, fiori e biglietti. Testimonianza "precisa" del rovescio della vita, la sua brevità, l'improvviso artiglio "nero" che, senza nessun preavviso ghermisce e fa sparire materia ed energia.
La tragedia di quel rogo avvenuta il 9 marzo a Guastalla  poco meno di un mese fa nel piccolo mercato della cittadina.     L'assurdità della morte. Il dubbio circa la saggezza divina e del problema della giustificazione della sofferenza,dell'indifferenza divina e del caro prezzo dell'armonia universale.     
L'enigma del nostro vivere.  La donna messa di fronte a dubbi che poco prima le avevano dato il senso del divino, mirando il volo d'un uccello,una nuvola dalla forma particolare, una pozzanghera con dentro dei disegni perfetti e colorati, due corpi strettamente avvinghiati.

Niente si può possedere. Nè le persone, né gli animali, né gli oggetti, né le cose, né le case. Questo le fu chiaro istintivamente da sempre,con lucida saggezza che non rimanda a nessuna chimera nel l'oggi del l'adulto consapevole.

"Tutto è illogico e contraddittorio. Noi solo elementi (casuali) di un mosaico, combinato più o meno bene". così si tradusse la donna senza che l'ombra d'un sorriso potesse sfiorarla, mentre lentamente si dirigeva al parcheggio dove la sua piccola macchina rossa l'aspettava.     E se invece della logica ci i affidasse all'occhio interiore che coglie all'insaputa della retina?...Il ritorno alla sua natura originaria di cuore semplice con qualche sfaccettatura persino di ingenuità, riportò Karina a ridere suo malgrado.  Forse il girovagare in cerca di senso, d'un qualcosa che lo dia, d'una luce per continuare a tenerla accesa stava tutta lì. Semplice come l'animaletto dei boschi della sua prima infanzia.

Mirka


"Fuga in Re min "  ( BWV 565 J. S.Bach)


 Foto scattate col cellulare

mercoledì 3 aprile 2013

INTER(SCAMBI) OVVERO UN PASTICCIACCIO ARMONICO TRA IL SOGNO E LA VEGLIA


.."questa si che si chiama  corrispondenza imperfetta, volta a una consonanza armonica  di stato, imposta dalle  "sue" regoleattraverso un principio fondamentale di libertà, un po meno di volontà, molto del caso." si consolò la insonne, sbadigliando come un gatto stranito per  disturbo





Ho giocato con le lancette
del mio orologio biologico
scambiando la notte col giorno
perduta ho l'ora del riposo
incerta del sogno o della (s)veglia.

Mirka



"Adagio" ( Dal quartetto Op. 132 L. v. Beethoven)